A Padova il disegno e il cuore
Nel laboratorio “Circolazione Respirazione” la seconda puntata è dedicata al cuore e alla circolazione del sangue, ed è incentrata sull'opera di Harvey. (Per brevità, noi chiamiamo questa parte “CR2”). Si tratta anche di Padova perché è lì che Harvey si laurea, all'inizio del Seicento. In quel tempo l'università di Padova è rinomata per la sua scuola anatomica da almeno un secolo.
In un certo senso, a Padova nel Cinquecento si sta "reinventando" l'opera di Leonardo da Vinci. Quel "Libro di Anatomia" in 120 fascicoli e 5000 disegni che Leonardo progettava, lo studio del corpo umano, per il quale ci vuole amore, stomaco, e disegnio bono:
E se tu arai l’amore a tal cosa, tu sarai forse impedito dallo stomaco; e se questo non ti impedisce, tu sarai forse impedito dalla paura coll’abitare nelli tempi notturni in compagnia di tali morti squartati e scorticati e spaventevoli a vederli; e se questo non t’impedisce, forse ti mancherà il disegnio bono, il quale s’appartiene a tal figurazione.
C'è un contrasto da risolvere, tra amore e cura da un lato (pensiamo ai ritratti degli anatomizzati che Leonardo esegue con infinita delicatezza) e d'altro lato oggettive situazioni un po' horror, come le autopsie notturne negli ospedali.
Lo stesso contrasto c'è nel nostro laboratorio, e viene fuori, è bene farlo venire fuori. Talvolta proviamo ad addolcirlo con un po' di humour. Il bicchiere di sangue (cose da conte Dracula!) o l'esperimento con la mano tagliata (tipo Famiglia Addams!).
Padova 1537, arriva Vesalio
Il contrasto si ripresenta anche con il grande anatomista Andreas van Wesel (1614-1664), enfant prodige fiammingo che arriva a Padova a ventitre anni, gli fanno un esame, e lo dichiarano subito professore. Si è formato nelle Università ma anche da autodidatta, come ricorda dieci anni più tardi.
Al presente non avrei più voglia alcuna di trascorrere lunghe ore a portare alla luce delle ossa nel Cimitero degli Innocenti a Parigi, né tantomeno di andarne in cerca a Montfaucon: una volta che mi recai in quel luogo in compagnia di un'altra persona, corsi infatti un grave pericolo a causa della presenza di un branco di cani selvaggi. E non mi metterei più nella situazione di farmi chiudere fuori dell'Università di Lovanio, solo e nel cuore della notte, per prelevare da un patibolo delle altre ossa utili per costruire uno scheletro. Non mi abbasserò più a rivolgere suppliche ai giudici perché procrastinino il giorno dell'esecuzione di un criminale fino al momento per me più opportuno per dissezionarne il cadavere, né raccomanderò più agli studenti di medicina di osservare il luogo di sepoltura di una persona o li esorterò ad annotare le malattie dei pazienti in cura dei loro insegnanti, così da poter in seguito entrare in possesso dei loro corpi. Non terrò in camera per diverse settimane cadaveri riesumati oppure offertimi dopo una pubblica esecuzione, e non tollererò il caratteraccio degli scultori e dei pittori, per me fonte di pena più grande dei corpi morti che sono oggetto delle mie esercitazioni anatomiche. Pur essendo troppo giovane per trarre un guadagno economico da quest'arte, ho sopportato con prontezza e di buon animo tutto ciò, spinto dal desiderio di assimilare e far progredire le nostre comuni conoscenze.
E quindi, questo giovanissimo professore di ventitre anni insegna, e insegna da innovatore. Non ha un assistente che esegua le dissezioni per lui mentre spiega. Fa entrambe le cose. E accompagna le dissezioni con grandi disegni che appende in sala. Sei tavole - Tabulae Anatomicae Sex (1638) - vengono rapidamente pubblicate, e qui le riportiamo, il sistema delle arterie e il sistema delle vene.
Vediamo in questi disegni che le arterie hanno il centro nel cuore e le vene nel fegato. È uno dei problemi del tempo che Vesalio ha ereditato da Galeno, e abbiamo visto che Leonardo ha riconosciuto che il centro delle vene è nel cuore.
Ma un altro problema del tempo, ovvero, che il setto del cuore fosse poroso, viene invece risolto da Vesalio: egli verifica che il setto del cuore è a tenuta stagna. È forse il suo maggior contributo anatomico. Sul tema della circolazione poi, è importante notare che sono due compagni-allievi di Vesalio, Miguel Servetus e Realdo Colombo, a ricevere credito per la scoperta della “piccola circolazione”. Per quanto riguarda il cuore e la circolazione, dunque, gli studi di Vesalio (come quelli di Leonardo e della scuola padovana) preparano la strada ad Harvey.
A ventott'anni Vesalio scrive il suo capolavoro, “De Humanis Corpori Fabrica” (1543). Si tratta di una grande opera in sette libri, con illustrazioni di Jan Steven van Calcar, della scuola di Tiziano. Van Calcar è un pittore tedesco (da un ducato vicino alle Fiandre di Vesalio) che si forma e lavora in Italia. Sono notissime le illustrazioni delle ossa e ai muscoli, dove si mostra muscolo per muscolo “lo scorticato”, e poi un uomo appeso a un patibolo, scheletri vari. Sono incisioni di grande finezza, in cui gli anatomizzati sono posti su sfondi di paesaggi fluviali o boschivi. È anche questo un modo rispettoso di comporre nello studio il contrasto tra l'orrore dei cadaveri sezionati e la meraviglia del corpo umano.
Padova 1595, il teatro anatomico
Tra i successori di Vesalio spicca Fabrici d'Acquapendente (1537-1619). Studia a Padova tra il 1554 e il 1559, negli anni della seconda edizione della Fabrica. Dopo poco diventerà medico e professore, e avrà una lunghissima carriera, tutta a Padova, con molti grandi allievi.
A lui si deve la fondazione del teatro anatomico stabile, che ancora oggi si può ammirare a Padova. Una bella descrizione si ha nel video e nell'articolo "La scienza nascosta nei luoghi di Padova: il teatro anatomico" su “il Bo Live”, webmagazine dell'Università di Padova. Scrivono Monica Panetto e Fabio Zampieri:
Prima del teatro stabile di Padova, le autopsie si svolgono in teatri smontabili, costituiti da tribune di legno che vengono montate solo per il periodo delle lezioni anatomiche. Ma hanno luogo anche in locali pubblici, sia religiosi che laici, nelle abitazioni dei professori o degli studenti o, ancora, nelle case messe a disposizione da privati, nei collegi studenteschi e nelle spezierie. E in questi stessi luoghi i docenti continuano a fare lezione, anche dopo la costruzione del teatro anatomico stabile, integrando le lezioni accademiche con esercitazioni al di fuori delle aule universitarie. Non sono necessari strumenti o ambienti particolari per eseguire le dissezioni ed è soprattutto l’aumento degli spettatori, nel tempo, a esigere la realizzazione di strutture che consentano una buona visibilità a tutti.
La Chiesa non pone ostacoli. Le autopsie si svolgono liberamente in teatro sin dalla sua fondazione, così come nel corso dei due secoli precedenti e in quelli successivi. Una parte del denaro destinato all’amministrazione delle lezioni anatomiche è riservato a celebrare le esequie solenni dei corpi sottoposti alla dissezione che si svolgono nella chiesa di San Martino, situata proprio davanti al Bo.
I funerali solenni per le persone anatomizzate sono un altro segno, come i disegni armoniosi di Leonardo e di Van Calcar, del rispetto e della dignità con cui vengono trattate le persone oggetto di anatomia. Dopotutto, la Città dell'Università è anche la Città del Santo, e quella che custodisce il corpo dell'evangelista Luca, che la tradizione vuole medico e pittore.
Fabrici d'Acquapendente è inoltre ben noto per la scoperta delle valvole nelle vene, che spiana la strada al suo allievo William Harvey per la comprensione del funzionamento del cuore e della circolazione del sangue.
Fabrici fa inoltre realizzare le “Tabulae Pictae” o “Pitture Colorate”. Si tratta di centinaia di grandi tavole di anatomia, pitture ad olio su carta a grandezza naturale, che faceva appendere a lezione e che alla sua morte affidò alla Biblioteca Marciana di Venezia, perché tutti potessero copiarle.
Oggi si possono vedere digitalizzate su Phaedra. A titolo di esempio ne riportiamo una con cuore e polmoni. I disegni ad olio con i colori vivi che risaltano sul fondo nero sono per stile molto innovativi rispetto alle incisioni del periodo. È come se ci portassero nel teatro anatomico, con i gruppi di candele che illuminano i corpi che emergono dal buio.
Harvey disegna gli esperimenti
Di Harvey abbiamo già detto molto (CR2, CR4), e altro ancora diremo in CR6. Qui ci limitiamo a notare che egli senza dubbio apprezza i disegni e ci fa affidamento. Vediamo per esempio questa bella tavola, dove sono illustrati alcuni semplici esperimenti sulle vene.
Harvey sui disegni costruisce gli esperimenti. Si possono fare semplici esperimenti sul corpo umano che corroborano la sua scoperta della circolazione. E Harvey spiega come fare gli esperimenti con il disegno.
Si stringe un laccio al braccio e a valle del laccio si gonfiano le vene. Il laccio ha chiuso le vene e non le arterie, il sangue continua ad arrivare, per questo le vene si gonfiano.
Il dito in diversi posti lungo la vena mostra che nelle vene il sangue si muove in una direzione sola (così prova l'esistenza delle valvole che fanno da tappo).
Questo esperimento mostra che il sangue nelle vene scorre verso il cuore e non via da esso. Le mani che eseguono gli esperimenti sul braccio, con i polsini eleganti, saranno presenti anche nei disegni degli esperimenti di Newton. Siamo nella tradizione degli esperimenti “hands on”, che anche qui, come mostra il disegno, non si fanno a casaccio, ma con attenzione e rispetto.
[ NB: In classe, o casa, non si allacciano lacci da nessuna parte, ok? ]
Piuttosto, i soccorritori, la medicina d'urgenza, a quello servono i lacci, a salvare vite. Dove bisogna mettere il laccio? Un semplice disegno alla lavagna aiuta, una gamba o un braccio con l'osso, la vena blu, l'arteria rossa. Se è recisa l'arteria, il laccio si mette a monte (situazione critica). Ma se è recisa la vena, il laccio si mette a valle. In generale, i lacci li deve mettere chi sa. Per breve tempo anche una pressione con le mani chiude i vasi e può perfino essere meglio.
Alla scuola primaria gli esperimenti proposti in questo laboratorio sono:
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ascoltare il battito del cuore, a coppie, con un tubo di cartone
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vedere le vene del braccio che si gonfiano, ma senza laccio, ognuno ferma un po' le sue con una leggera pressione della mano a monte
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sentire al tatto il pulsare dell'arteria nel polso (il proprio)
Quest'ultimo esperimento è poco invasivo ed è molto bello. David Macaulay lo ha illustrato molto bene in "The Way We Work", che abbiamo presentato ne I disegni del cuore.
Il teatro anatomico in classe e fuori
Abbiamo visto come nelle ricerche anatomiche i grandi anatomisti, quali Leonardo e Vesalio, riescono a conciliare i contrasti incorporati nella loro attività. Questi contrasti si ripresentano con il teatro anatomico. Per capirci: c'è un corpo nudo, esposto, è di una persona morta, ora viene tagliato, aperto, disfatto. Davanti a 250 persone, con studenti che tendono a far confusione. Ma a Padova si riesce a trovare una conciliazione, con un codice di comportamento, di serietà e di profondo rispetto.
Non si sempre si trova questa conciliazione, anzi, in molti casi nella storia c'è stata spettacolarizzazione macabra, mancanza di rispetto, o anche peggio. Accenniamo a tre episodi: i cadaveri spettacolarizzati, l'anatomia fotografica, l'anatomia dei nazisti.
Il settecento vede le mostre di cadaveri anatomizzati di Honoré Fragonard, corpi deformi o cose spettacolari come l'uomo a cavallo entrambi scarnificati. Una cosa simile alle “macchine anatomiche” di Raimondo di Sangro. Oggigiorno questo filone si perpetua nelle mostre internazionali di corpi umani “plastificati” come Body Worlds, Bodies the Exposition, Real Bodies eccetera eccetera. Oggi ci sono anche aziende, sia in occidente che in Cina, che vendono questi “prodotti”, realizzati grazie a "donatori".
L'approccio tridimensionale più rispettoso e anche più fruttuoso per la didattica, sempre nel settecento, è la ceroplastica, di cui l'Italia ha maestri come Ercole Lelli e Anna Morandi Manzolini e da cui discendono i modelli odierni in uso anche nelle aule scolastiche.
Il contrasto si ripropone con la fotografia. Negli anni 60 dell'Ottocento comincia a essere impiegata da molti anatomisti in tutto il mondo, il francese Doyen, il tedesco Rüdinger. È considerata molto più “scientifica” del disegno. Ma non è apprezzata da tutti, come racconta lo studioso di anatomia fotografica Michael Sappol
Parigi, aprile 1910. Il chirurgo anatomista Eugène-Louis Doyen sale sul palco per presentare, con diapositive alla lanterna magica, le sue fotografie colorate di sezioni di cadaveri “mummificati scientificamente”. La grande assemblea di studenti di medicina e professori della facoltà è oltraggiata. Parte una rissa....
L'anatomia fotografica è una tecnica poco rispettosa del soggetto anatomizzato, che si trova esposto in modo intrusivo per sempre. Già alla fine dell'Ottocento l'eminente anatomico svizzero Wilhelm His ne dà un giudizio negativo. “Le immagini, come l'anatomia topografica di Rüdinger, che sono per metà fotografia e per metà quadro, fanno una brutta impressione. I disegni, anche ricopiati dalle fotografie e resi in modo appropriato, sarebbero altrettanto affidabili ma più belli”.
E così arriviamo al Novecento. È cosa abbastanza nota che il dottor Mengele fornisse parti anatomiche di vittime nei campi nazisti a diversi istituti di ricerca in Germania. Spesso per ricerche di poco valore scientifico.
Ma per molto tempo prima, da fine settecento, i corpi da anatomizzare erano presi tra i giustiziati e i morti poveri, e trattati senza nessun rispetto, e nei primi del novecento anche tra le vittime di eutanasia eugenetica, e poi tra i prigionieri politici. E così si va scendendo su un piano inclinato che arriva a Mengele.
L'Atlante Pernkopf, un'opera in sette volumi di grande valore artistico e scientifico, cominciato nel 1933 a Vienna sotto la guida di Eduard Pernkopf e completato postumo nel 1960, è un esempio di questo piano inclinato. Nel 2000 un'inchiesta ufficiale determinò che nel periodo 1938-1945 l'Istituto ricevette ben 12mila cadaveri, di cui oltre il 10% di giustiziati o uccisi dalla Gestapo. Domandarono a un medico dell'Istituto, “Ma non sapevate da dove venivano i cadaveri?” “Non se ne preoccupava nessuno, dovevamo preoccuparcene noi?”.
In classe gli studenti possono discutere questi esempi negativi. Anche i vetrini con campioni di tessuti, normali e patologici, la provenienza è quella: esseri umani. E come li trattiamo? È certamente una discussione da fare.
E gli esempi positivi? Chi ha raccolto nel novecento l'esempio di Leonardo e della scuola di Padova nell'accostarsi alle persone da anatomizzare e ai pazienti con la delicatezza e il rispetto che la professione di medico richiede? Per l'insegnamento dell'anatomia moderna? È la storia che raccontiamo nel prossimo articolo, Frank Netter disegna il cuore.