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Approfondimento

Renitenza certissima

Proponiamo ampi stralci dal trattatello di Raffaello Magiotti "Renitenza certissima dell'acqua alla compressione" (1648). Magiotti era un esponente della scuola di Galileo, e in questa sua opera avanza la tesi che l'acqua non è comprimibile (a differenza dell'aria) illustrandola con alcuni esperimenti e giochi di sua invenzione, che diventeranno celebri come "diavoletti di Cartesio".

 

RENITENZA CERTISSIMA DELL'ACQUA ALLA COMPRESSIONE
Dichiarata con varij scherzi in occasion d'altri problemi curiosi
Roma, Per Francesco Moneta. 1648.


AL SER.MO PRINCIPE DON LORENZO MEDICI

A TORTO (Serenissimo Principe) si son doluti certi d'esser nati pur troppo tardi, e quando i segreti dell'universo son tutti scoperti; perché se ben il mondo durassi più anni, che furono i giorni di Nestore, o di Noè, mai finirebbe la cava dell'inventioni e dell'opere stupende della natura. Anzi tanto più son belle, e maravigliose quelle, che restano alla posterità, quant'elleno son più recondite, e più difficili...

Così questa mia renitenza alla compressione (sia detto senza superbia) è tanto antica, quanto la creation dell'acque, e tanto nuova, quanto la ragion sua e totalmente contraria alla comune opinione.

Dirò dunque come verso la fin di Giugno prossimo mi fu inviato da Fiorenza un tal problema. Stava dentro un bocciolo di cristallo poca aria, molta acqua e una lumachella, che per il freddo dovea salire, e poi rivolgendo il vaso fermarsi nel fondo. Cosa che per ogni diligenza non veddi giamai; essendo (cred'io) troppo alterato lo strumento. Pur feci tante prove in un cannello da aprire, e serrare, che a me parve poterne dar qualche risposta. Frà tanto nel livolger alcune coselle mie già dimostrate, mi venne in pensiero di poter con quel cannello far molti, e diversi moti, i quali (se ben con molta difficultà) finalmente mi riuscirono. Così brillando per l'allegrezza di tanta novità la mostrai a tutti i Sacerdoti di S. Lucia del Confalone, quasi a tutta la Corte dell'Eminentissimo Card. Sacchetti mio Signore, e frà questi al Sig. Giovanni Ruscellati, qual m'esortò, e venne meco à mostrar questa curiosità à quel Signore, che mi ricapitò il problema. Questi come curiosissimo, e gentilissimo si compiacque tanto di tal inventione, ch'ei mi fece grandissima instanza di due caraffine da far'i giuochi, & una breve instruttione per mandarle a Fiorenza. […]

I. Sia dunque il primo Axioma. Un solido galleggierà in un mezzo liquido, se sarà in specie più leggiere di tal mezzo: e si poserà, se sarà in specie più grave.

II. L'istessa materia rarefacendosi divien più leggiere in specie, e condensandosi più grave.

III. L'aria non l'acqua si può comprimere, ò si può (sia detto per maggior chiarezza) ridurre a minor mole, senz'alterar la sua constitutione di caldo, e di fredo. …

Pur c'è chi dubita che, se ben l'acqua non ammette qualche gran compressione, massime della percossà, ch'è d'infinita virtù; almeno possa ricever qualche compressioncella minima, e quasi impercettibile. Ma questo dubbio si toglie affatto con il nostro giochetto...

Così l'aria, come l'acqua & ogni liquore di rarefà per il caldo, e si condensa per il freddo. […]

VII. Sia una caraffina aperta con il corpo pien d'aria, & il collo d'acqua: rarefacendosi l'aria sputerà l'acqua dal collo: e condensandosi, ò mancando la medesima aria, salirà su per il collo [B] quel mezzo liquido, nel quale ella si trova. […]



Sia un cannello, ò Cilindro AB aperto da una delle basi come in A, e pieno, ò quasi pieno d'acqua comune, o d'ogni altro liquore: dove una caraffina C, aperta in D, con difficoltà (ben s'aggiusta con filo d'ottone, o di piombo) vi galleggi. Questa, chiudendosi il cilindro AB con il dito grosso, ò polpa della mano, scenderà più, ò meno veloce, secondo la maggiore, ò minor compressione, che fa la mano in chiudere il Cilindro, e quanto più s'allenterà la compressione, ò s'aprirà il Cilindro, tanto più presto tornerà a galleggiare. Ciò avviene (dato per il primo caso ch'il cilindro sia pieno) perché l'acqua, che non ammette compressione per il terzo [assioma] essendo forzata, farà forza all'aria della caraffina, salendo per il collo di lei, come ben si vede quando le caraffine son trasparenti. Dunque la caraffina sarà più grave in specie per l'acqua, che v'è salita, e per l'aria, che s'è condensata per il secondo e così discenderà per il primo. Ma nel secondo caso, l'aria compressa dalla mano farà qualche forza all'acqua, e l'acqua all'aria della caraffina, &c. E finalmente allentando sempre più la compressione, sempre più scema quella forza, che si faceva all'aria della caraffina: & ella sempre più respirando, e sputando l'acqua, si riduce in una constitutione da poter galleggiare.

OPERATIONE II.

SE più caraffine aperte galleggiano con diversa leggierezza in specie, la più grave scenderà con minor compressione. Adunque se ne potrà far scendere una sola, o una doppo l'altra, ò tutte in una volta. Et all'incontro la più leggiere con allentar meno la compressione salirà. Adunque se ne potrà far salire una sola, ò una doppo l'altra, ò tutte in una volta.

OPERATIONE III.

Potendosi con maggiore, ò minor compressione fare scendere, ò salire dette caraffine; si potranno anco fermare, & equilibrare in qualsivoglia luogo del Cilindro. Ne importa, ch'il moto alteri i pesi loro per il quinto, potendosi sempre con più esattezza, e facilità raggiustar la compressione, e l'equilibrio.

OPERATIONE IV.

Se tre caraffine aperte galleggieranno con diversa leggierezza in specie, facendosi scender tutte in una volta, saranno diverse le velocità loro: e la compressione li potrà temperare in modo, che la più grave seguiti a scendere, la seconda resti in equilibrio, e la terza torni à salire. Et all'incontro, facendosi salire tutte in una volta, si potrà raggiustar in modo la compressione, che la più leggiere seguiti à salire, la seconda resti in equilibrio, e la terza torni à discendere.

OPERATIONE V. VI. VII.

[…]  Aggiungo che questi scherzi son più sicuri in un Cilindro pien d'acqua, perché quel serrarlo e imprimervi leggermente la mano, ò dito grosso, basta, e n'avanza per forzar quel poco d'aria, che sta dentro alle caraffine: se poi c'è dell'altr'aria, ci vuol maggior compressione: se ce ne fussi troppa, non basta la compression della mano.

In oltre si può rendere più vaga questa mia inventione con diverse figurine in luogo delle caraffelle.

Così potevo abbellire il tutto, formando su questi Assiomi già dimostrati, tanti propositioni, e corollarij in buona forma geometrica; ma però ho stimato meglio l'accomodarmi alla facilità, brevità, e capacità d'ognuno. […]

 

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